Immagine e potere: l’arco di Dürer

Quando Massimiliano I commissiona ad Albrecht Dürer una stampa composita, realizzata con 193 matrici e centinaia di fogli, anticipa i tempi intuendo, già all’inizio del 1500, il grande potere dell’immagine e della stampa per divulgare un messaggio.

Viviamo in un mondo in cui il potere delle immagini è innegabile, ma non abbiamo inventato noi la pratica: quest’opera, che potrebbe sembrare molto distante dalla contemporaneità, racchiude in sé un intento molto simile a quello di oggi. 

Di cosa si tratta 

Massimiliano I d’Asburgo all’apice del suo potere, chiama alla sua corte l’incisore più famoso dell’epoca: Albrecht Dürer. Lui insieme a pochi, ma essenziali, aiutanti realizza una stampa silografica (su matrice lignea) composta da centinaia di fogli uniti per raffigurare un arco di trionfo a tre fornici, l’arco di Costantino, simbolo del potere nella classicità. Un’opera (auto)celebrativa e monumentale con i suoi tre metri d’altezza, che riprende uno tra i modi più diffusi di rappresentare l’autorità: il passaggio attraverso la soglia dell’arco rappresentava infatti nell’immaginario collettivo la celebrazione e il riconoscimento del potere.

Leggi anche:   Laura Di Fazio: uno sguardo sull'incisione di oggi

 

Un’opera d’équipe 

Dürer non lavora solo. Al suo fianco ci sono diversi collaboratori, ognuno con il proprio compito.
Johannes Stabius è l’ intellettuale e teorico della corte dell’imperatore che si occupa dei testi. Le matrici infatti non contengono solo immagini con infiniti riferimenti colti ad animali, geroglifici e scene celebrative, ma anche testi lungo tutta la superficie che vogliono commentare le immagini e decifrarle. Stabius è affiancato da Johann Neudörfer che definisce e studia il carattere delle scritte, quello che oggi chiameremmo font. Infine Jörg Kölderer: pittore di corte e autore del progetto grafico che, insieme ai disegni di Dürer e alla sua bottega, creano le immagini che Hieronymus Andreae incide sulle matrici lignee.

Un’immagine di potere e un nuovo modo di vedere 

Mascherato dietro a una veste festosa e ufficiale abbiamo un modo rivoluzionario di pensare. Non solo abbiamo un’immensa considerazione della stampa legata alla sua possibilità di riproducibilità e quindi diffusione, ma anche una nuova concezione del vedere in cui testo e immagine sono sullo stesso piano di lettura e hanno la stessa importanza; fatto che oggi diamo per scontato ma non così comune all’epoca. 

Qui sorge spontanea la domanda: qual’è il senso di riempire di scritte un’opera di tre metri che nessun essere umano avrebbe potuto visionare nella sua totalità almeno ad un primo sguardo? L’idea non è nuova, lo aveva già fatto molto prima l’imperatore Traiano nella Colonna fatta erigere a Roma: una colonna coclide con scene delle sue imprese impossibili a chiunque da decifrare. 

Si crea quindi un’ immagine di potere, di asimmetria tra chi realizza e chi fruisce l’opera. Questo ci fa capire che la veste celebrativa ricercata da Massimiliano non presupponeva la visione e comprensione immediata da parte dei fruitori dell’opera e, non per questo, essa viene meno al suo compito primario di esaltare la figura dell’imperatore.

 

Leggi anche:   Lucio Fontana: dall'Ambiente spaziale ai Tagli. Seconda parte

 

Il contenuto 

L’opera può essere suddivisa e letta in varie parti.

  • Le tre porte sono intitolate a una virtù essenziale per un principe: lode, onore-potere, nobiltà. 
  • Nella parte centrale compare la genealogia Massimiliano d’Asburgo fino a Massimiliano stesso. Questa non è lasciata al caso ma riprende modelli della cultura libraria tedesca della fine del ‘400. Rispetto a questa però, qui Massimiliano è rappresentato nella parte sommitale della genealogia: da lui e dal suo potere tutto discende.
  • Nelle colonne laterali ci sono episodi dedicati alla vita di Massimiliano con scritte celebrative.
  • Ai lati immagini dei re, imperatori e congiunti.
  • Nelle torri laterali estreme scene più piccole con la condotta esemplare del principe.

Ogni scena è inquadrata in una struttura architettonica con stemmi, motivi decorativi, geroglifici, animali: un linguaggio simbolico tipico della corte di Massimiliano in cui tutto viene elaborato in chiave encomiastica.

 

Leggi anche:   Tornare a guardare: intervista al fotografo Enzo Crispino

Tecnica e conservazione

Dürer rivoluziona la tecnica xilografica creando un “nuovo stile” in cui il linguaggio grafico si fa raffinato e il chiaroscuro viene espresso con una sensibilità mai vista prima. Considerando un dettaglio, si può vedere una trama di linee che rende la complessità del chiaroscuro e al contempo la morbidezza delle figure avvolte da tessuti preziosi. Quasi sembra sfiorare di i velluti e sete attraverso i gioco di luce che rendono ottimamente l’immaginario cortese.

Arco di Massimiliano I_ dettaglio

Essendo la stampa legata alla molteplicità di esemplari ottenibili, troviamo varie versioni dell’opera tra il British Museum, l’Albertina di Vienna, il Metropolitan, la Pinacoteca di Brera. Queste strutture si occupano anche della conservazione, spesso in fogli singoli, dell’opera e dei loro restauri. Un esempio è proprio legato al British Museum che, dopo un’ attenta analisi, si è trovata a dover dividere i singoli fogli dell’opera, inizialmente uniti insieme tramite colle a un foglio più ampio. Il tutto documentato a regola d’arte in questo video.