Pensieri sparsi sulla poesia 

Tra grandi poeti e parole

Spesso si dice che al giorno d’oggi non si legge più poesia ma noi siamo certi del contrario; in questo momento, più che mai, la poesia è necessaria. Dallo slam poetry di stampo americano, alle poesie sui muri, agli incontri sempre più frequenti in piccole librerie per ricordare, commentare e leggere libri: la poesia è sempre più presente nelle nostre vite.

Qualche mese fa abbiamo avuto il piacere e la fortuna di ascoltare dal vivo il polacco Adam Zagajewski, uno dei grandi poeti del nostro tempo. Esule, senza terra e sempre in viaggio, nel libro Dalla vita agli oggetti  parla di oggetti che, un po’ come nei quadri di Giorgio Morandi, diventano molto di più.
Tra consigli di poesia, letture dal polacco e il racconto di ciò che scrive, alla domanda cosa fosse per lui la poesia risponde: gioia. Una risposta che entusiasma il pubblico di universitari e fa venire voglia di vivere e scrivere. 

Cosa ci può insegnare la poesia e il difficile lavoro del poeta 

I poeti di vecchio stampo, forse più di tutti ci possono insegnare qualcosa. Persone che si fanno strada nella realtà ponendosi domande, silenziose e senza social dove pubblicizzare le loro opere. La poesia è o dovrebbe essere una serie di domande a cui si cerca di trovare risposta, frammenti di realtà che spesso si perderebbero con troppa facilità.
La poesia, e il bravo poeta, insegnano anche uno cosa che oggi ci serve molto: la pazienza. 
Ormai si è sfatato il mito del poeta geniale il cui atto creativo scende come illuminazione dal cielo. I poeti in primo luogo mettono sempre le mani avanti: la poesia è difficile da leggere (figuriamoci da scrivere!), è qualcosa che richiede impegno, revisione e non solo sensibilità e un pezzo di carta.
Si scrive prima nella mente e solo in un secondo momento sulla carta. Un verso tra parole e silenzi, nasce nella mente, e come mare in tempesta o come una carezza prende spazio. 
L’atto di scrivere è solo successivo. 

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Riportiamo qui alcune parole di Zagajewski che bene descrivono il lavoro del poeta.

[…]

La stanza in cui lavoro è una camera oscura. 
Ma cos’è il mio lavoro –
lunghe attese, immobile, 
pagine sfogliate, riflessione paziente, 
una passività poco gradita 
a un giudice dal cupido sguardo. 
Scrivo lentamente, come se potessi vivere duecent’anni. 
Cerco immagini che non ci sono, 
e se ci sono, sono ripiegate e riposte 
come gli abiti estivi durante l’inverno, 
quando il gelo screpola le labbra. 
Sogno la concentrazione totale; se la trovassi 
certamente smetterei di respirare. 
Forse è bene che non riesca a fare molto. 
Eppure sento il sibilare della prima neve, 
la delicata melodia della luce del giorno 
e il cupo brontolio della metropoli. 
Bevo da una piccola fonte, 
la mia sete è più grande dell’oceano. 

(Da La stanza in Dalla vita agli oggetti, Zagajevski) 

 

Quello che per Dante era il DEsiderio, quella mancanza di stelle che oggi fa sentire le parole del poeta tanto moderne e vicine, ci insegna che la poesia è vita.

Uno dei grandi insegnamenti della poesia è la necessità sempre più grande di osservare e ascoltare in silenzio il mondo intorno a noi. Da Baudelaire, molto in voga tra gli studenti, a Jaccottet il poeta osserva la realtà che lo circonda con occhio critico o solo pieno di stupore. Come un pittore plasma la luce con le pennellate, un poeta forgia parole e silenzi per rappresentare la realtà. 

Un altro appunto a piè pagina, che non si sottolinea mai abbastanza. Quella italiana è una tradizione poetica e linguistica ampia, varia e duratura; tra indagine conoscitiva, divertimento, sofferenza, verità e amore. Abbiamo la fortuna di essere nani sulle spalle dei giganti.

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Consigli di lettura… lasciatevi ispirare  

Per chi non vuole mai smettere di stupirsi: Philippe Jaccottet, Arie (Marcos y Marcos, 2000)

Per osservare la magia nella natura tutti i giorni: Emily Dickinson, Poesie (Giunti, collana Acquerelli, 2006) 

Per chi cerca uno sguardo ironico sulla bellezza: Wisława Szymborska, Amore a prima vista (Adelphi, 2017)

Per i viandanti di tutti i giorni: Adam Zagaievski, Dalla vita degli oggetti (Adelphi, 2012) 

Per chi ama il silenzio: Francesco Scarabicchi, Il prato bianco (Einaudi, 2017) 

Per i pittori di parole: Antonella Anedda, Il Catalogo della gioia (Donzelli, 2003) 

Per chi ama le storie: Raimond Carver, Orientarsi con le stelle (Minimum fax, 2016) 

Per chi ha tante domande: Rainer Maria Rilke, Lettere a un giovane poeta (Oscar Mondadori, 2013)