”Spillover” di Quammen: i motivi di un successo meritato

Le recensioni dei libri sono molto difficili da scrivere, e lo sono ancor di più se sono positive. Spiegare ai lettori perché hai amato un libro significa esporti e parlare anche un po’ di te. Ancor più difficile è spiegare ai lettori perché hai amato un libro come questo. Spillover: L’evoluzione delle pandemie (uscito come Spillover: Animal Infections and the Next Human Pandemic nel 2012 e tradotto nel 2014 in italiano da Adelphi) è un libro difficilmente definibile e praticamente impossibile da classificare nei generi letterari canonici. Ma è questo il suo punto di forza: numerosi livelli di lettura rendono la materia affrontata fruibile da chiunque, e incredibilmente interessante.

A chi si rivolge e di cosa parla

Sì, lo sottolineo: è proprio strano che i virus, i batteri, i microorganismi in generale possano essere argomento che solleciti interesse nel vasto pubblico. Non intendo dire che i virologi, i medici, i biologi e gli scienziati in generale che ne sentono parlare ogni giorno non trovino interessante la materia; a coloro che si occupavano d’altro nella vita pensavo che l’argomento interessasse, ma solamente a livello superficiale o come curiosità. E invece Spillover mi ha smentito. Lungo 581 pagine (escluso l’indice analitco, fortunatamente presente, e le note), Spillover è in grado di parlare dell’origine e dei pericoli delle malattie zoonotiche, cioè che arrivano dagli animali, a un pubblico specialistico e non specialistico, conferendo al primo un compendio di conoscenze che farebbe fatica a ricostruire nel complesso dalla letteratura scientifica e al secondo un sapere che mai riuscirebbe ad acquisire in altro modo.
Difficile è riassumere l’argomento. Di certo il filo conduttore sono le malattie zoonotiche, ma nel corso di tutto il testo sono centinaia le malattie di cui si parla; ricercatori, scienziati, medici: centinaia sono anche le figure che compaiono. Non è sempre facile raccapezzarsi fra tutti quei nomi, ma anche se non riusciamo a ricordarceli tutti, basta fare caso a due o tre personaggi per capire quanto il mondo dei virus sia connesso. Studi compiuti da una parte del globo, spesso riportano ai laboratori di Atlanta (lì c’è il principale centro di controllo delle malattie infettive del sistema sanitario americano). Terminata la lettura ci ricordemo di quanto il mondo della scienza (ma soprattutto quello della ricerca sul campo di virologi e biologi) sia vasto, poiché molte persone contribuiscono all’ottenimento dei risultati, ma ci renderemo anche conto di quanto singole figure carismatiche riescano a determinare gli studi e gli interessi per un complessivo progresso della conoscenza.

Leggi anche:   Diari di viaggio nell'arte

Il genere letterario

Definirlo semplicemente saggio non renderebbe ragione del lavoro di ricerca di Quammen durato decenni. Un saggio o una monografia, tendenzialmente, conducono il lettore lungo un percorso molto più limitato rispetto a questo libro. Spillover ci porta in tutti i continenti della terra sulle tracce dei gorilla, degli scimpanzé, di strani insetti, di virus e malattie misteriose, quindi potrebbe essere un reportage. Probabilmente la definizione giusta è quella di reportage scritto in narrative non-fiction (traducibile rozzamente come saggistica narrata), ma per molti lettori parrà un romanzo. Beninteso, questo non è un romanzo, ma se date un’occhiata alle recensioni su Amazon, molti lettori lo definisco così. Non sarebbe corretto definirlo tale, perché penso proprio che non fosse questo l’intento che ha spinto Quammen a scriverlo, ma in una certo qual modo potrebbe ricordarlo. È un romanzo nel senso che narra di avventure spesso rocambolesche e lo fa con uno stile personale. Allo stesso tempo, narra di ricerche scientifiche, di centinaia di studiosi e di laboratori in grado di dare spiegazioni ai dati raccolti in queste spedizioni nel cuore della savana, in Cina o in Malesia. “Romanzo scientifico” potrebbe essere un’altra definizione calzante, ma quando di definizioni non se ne trovano, forse è meglio non darne.

Le zoonosi, gli spillover e lo stile

Sono zoonosi molte delle malattie di cui si parla in Spillover, cioè quelle malattie infettive degli animali trasmissibili anche all’uomo. Lo spillover (letteralmente: traboccamento) è quel momento in cui avviene il passaggio della malattia fra animale e uomo. Sono questi due i soli concetti che il lettore è tenuto a comprendere e a ricordare per tutta la durata della lettura. Nel testo si parlerà di decine di malattie e di processi, ma il lettore curioso non sarà certo tenuto a comprenderne ogni fase. E l’autore lo sa. Il suo stile spesso ammiccante nei confronti del lettore alleggerisce la materia e spesso scusa in anticipo il lettore, nel caso si fosse perso qualche passaggio. Sì, perché non dobbiamo dimenticarci che David Quammen, pluripremiato inviato del National Geographic, in realtà ha studiato letteratura a Oxford, dunque è uno dei divulgatori più competenti. Alcuni passi scherzosi alleggeriscono una lettura che riesce a non perdere mai di tensione (e autorevolezza) anche quando si parla dei metodi di cattura dei pipistrelli.
Tutte le informazioni e le affermazioni sono puntualmente attribuite a chi le ha scoperte o teorizzate, con un parco uso delle note. Pochi salti verso il fondo del libro alla ricerca delle note e una buona traduzione rendono il testo davvero godibile.

Leggi anche:   Qualche pensiero sugli articoli lunghi

Quindi il libro predice il Covid – 19?

Affermare che Spillover predice il Covid – 19 è come dire che Manzoni, quando descrive la peste nei capitoli XXXI e XXXII dei Promessi Sposi, predice le reazioni degli italiani di fronte alla pandemia del 2020. È vero, ma molto impreciso tanto da diventare falso. Quammen non predice assolutamente niente, ma osserva, legge e raccoglie studi che compresero molti anni fa che la pandemia che sarebbe giunta (si definisce in gergo The next big one), si sarebbe originata da una zoonosi. È proprio al volgere del libro che un’importante nome emerge, quello di Donald S. Burke, preside della Graduate School of Public Health di Pittsburgh. Ricordiamoci che al momento dell’uscita di questo libro solo pochi studiosi avevano compreso l’importanza che avrebbero svolto i coronavirus nel nostro futuro. Quella di Burke è sostanzialmente una previsione (soprattutto perché venne pronunciata nel 1997), ma Quammen, coscienziosamente la pone al termine del libro. Solo in questa posizione essa può essere compresa appieno; è come se l’autore ci volesse dire: badate bene a non prendere questo libro come profezia, ma come cammino di ricerca che potrebbe portare a qualcosa di importante e utile all’umanità. Ecco le parole di Burke.

«Alcuni di questi devono essere considerati serie minacce della salute pubblica [si riferisce in particolare alla famiglia dei coronavirus]. Si tratta di virus con alta capacità evolutiva e provata abilità di causare epidemie nelle popolazioni animali.» (p.529)

Ma ciò che sorprende è cosa Burke affermò, intervistato da Quammen: «L’ho un po’ sparata e parlare di previsioni è eccessivo.» La vera scienza non è mai sensazionalistica e molto prudente. Ora però sappiamo che le sue parole furono quanto mai azzeccate, e non mi riferisco solo alla pandemia da Covid – 19, ma anche quella della SARS e della MERS (entrambi coronavirus).

Una morale che spiega il meritato successo

Verso la fine del libro, compare un brano che potremmo considerare la morale dell’intero libro. Non che serva davvero una morale a un libro, ma è molto utile che un testo che sta avendo tutto questo successo possa modificare o contribuire a modificare la nostra condotta.

«Non ho scritto questo libro per spaventare il pubblico, ma per renderlo più consapevole. Ecco cosa distingue gli esseri umani per esempio dai bruchi: noi, al contrario di loro, possiamo fare mosse intelligenti.» (p. 535).

Ma ancora più confortante e utile è notare quanta enfasi venga posta sulle possibilità degli individui di abbassare il tasso di trasmissione di un virus (detto R0).

«Le azioni dei singoli, siano uomini o farfalle, hanno sempre un grande effetto su R0 ». (p. 535).

Le azioni umane hanno molto potere in molti ambiti, ma l’autore ci mette in guardia: «Siamo tentazioni irresistibili per i microbi più intraprendenti, perché i nostri corpi sono tanti e sono ovunque.» (p. 533) Non disperare, mai: leggete questo libro per un’iniezione di cultura in ambiti nuovi, buona lettura e un po’ più consapevolezza.