Appunti su Eugenio Montale
In Novembre 15, 2021 da Riccardo GiannattasioBiografia di un premio Nobel
Eugenio Montale nasce a Genova il 12 ottobre 1896, in una famiglia della media borghesia. Si diploma in ragioneria, pertanto le sue conoscenze letterarie provengono da una formazione autodidatta. Non si tratta di un caso isolato fra gli esponenti della storia della letteratura italiana: si pensi, per esempio, a Carlo Emilio Gadda, laureatosi in ingegneria elettronica o al chimico Primo Levi.
Le sue letture autonome lo avvicinano alla poesia francese simbolista di Rimbaud, Verlaine e Mallarmé. Diventa amico di Italo Svevo al quale dedicherà un saggio nel 1928, due anni prima della tragica morte di quest’ultimo.
Durante la Prima Guerra Mondiale, combatte in Trentino nella fanteria. Al ritorno, dopo alcuni esperimenti in rivista, esce la sua prima opera Ossi di seppia (1925 e 1928). Un suo articolo del 1928 teorizza le sue mire letterarie: rinnovare la tradizione culturale, ma dall’interno. Questi temi vengono presentati anche dal poeta angolo – americano Thomas Sterne Eliot.
Benedetto Croce, nel 1925, aveva promosso il Manifesto degli intellettuali antifascisti, di cui Montale fu firmatario.
Trasferitosi a Firenze, entra in contatto con la rivista “Solaria”, crocevia della letteratura dell’epoca. Conosce Drusilla Tanzi, all’epoca moglie del critico d’arte Matteo Marangoni, alla quale si legò.
Sempre in quegli anni si avvicina a Irma Brandeis, una studiosa di New York, allieva del dantista Singleton. Si istaurò una relazione sentimentale, dalla quel trasse materia poetica. Nelle poesie, la Brandeis venne dipinta come angelicata, nel miglior stile stilnovista, e prese il nome di Clizia e Iride. Nel 1939, esce il volume Le occasioni, nel quale convergono queste ricerche poetiche.
Durante il secondo conflitto mondiale non ebbe un ruolo di prima linea, ma subì numerosi lutti personali e conflitti laceranti: Irma Brandeis dovette riparare negli Stati Uniti per scampare alle persecuzioni fasciste. A quest’altezza – questo è quello che emerge dalle Lettere a Clizia recentemente pubblicate da Mondadori – Drusilla Tanzi tenta il suicidio per dissuadere l’amato Montale dal partire per l’America. Di fatto, con l’annus horribilis 1938, termina la storia d’amore con Clizia.
Inizia un impegno politico per il Partito d’azione e diventa direttore del “Mondo”. Nell’immediato Dopoguerra si trasferisce a Milano e lavorerà per il “Corriere della sera”. Stringe amicizia con la poetessa Maria Luisa Spaziani, la quale avrà una propria trasfigurazione artistica con il soprannome di Volpe. A questo giro d’anni risale l’opera Bufera e altro. Sposerà infine Drusilla Tanzi, la quale verrà a mancare poco dopo il matrimonio.
Nominato da Saragat senatore a vita, riceve nel 1975 il prestigioso premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: «Per la sua caratteristica forma poetica che, con grande sensibilità, ha interpretato i valori umani nella prospettiva di una vita senza alcuna illusione».
Fra le ultime opere, vale la pena di ricordare Satura, nella quale esprime aspri giudizi sulla società contemporanea. L’esponente della Neoavanguardia Pier Paolo Pasolini lo criticò aspramente di guardare alla realtà con uno sguardo troppo conservatore.
Morì a Milano il 12 settembre 1981 e venne onorato con i funerali di stato.
Alcuni temi della sua opera
La letteratura per Montale è uno strumento per interpretare il mondo contemporaneo, non uno mezzo d’evasione. Pertanto, si oppone apertamente alle ricerche poetiche di D’Annunzio e delle avanguardie.
La forma poetica per Montale è spesso tradizionale, sul grande modello di Dante e Petrarca, ma la sua ricerca non si limita a questo. Il critico Alberto Casadei ha parlato di “bifrontismo”, in relazione al rapporto di Montale con la tradizione: da un lato innova, ma dall’altro non si discosta troppo dalla tradizione. Se, come abbiamo detto, si allontana da D’Annunzio dal punto di vista tematico e nelle intenzioni, eredità la grande lezione della lingua del Poema Paradisiaco. Infatti, quella montaliana è una lingua discorsiva, che prende molti espedienti dalla prosa.
Il “correlativo oggettivo” è stato teorizzato da Thomas Stern Eliot e mutuato da Montale. Consiste nell’introduzione di oggetti quotidiani nella poesia, in modo tale che possano essere assurti a epifanie, cioè apparizioni, dell’interiorità del poeta. Tutte quelle reticenze che impediscono al poeta di esprimersi, ora per pudore o per impossibilità, vengono superate grazie a questi oggetti resi epifanie.
Il concetto del male di vivere, topos letterario di ricordo anche leopardiano, ha diversi esiti nella ricerca poetica montaliana. Ad esempio, in Ossi di seppia, l’esperienza dei propri limiti conduce a indifferenza; in Satura porta invece a una presa d’atto dell’impossibilità di capire a fondo la vita, infatti a quest’altezza Montale sta facendo i conti con l’elaborazione della morte della moglie.
Le opere principali
Ossi di seppia (diverse edizioni a partire dal 1925). È divisa in cinque sezioni, ognuna con un titolo. Lo stile duro e asciutto mutua il verso libero dalla prosa e lo sperimentalismo nel suono da molte esperienze poetiche tradizionali, fra le quali ad esempio, le Rime petrose di Dante. La precisione del lessico è mutuata da Pascoli. Il titolo fa riferimento a ciò che rimane dei corpi delle seppie morte, erosi dal mare; fuori di metafora, Montale mira all’essenziale della vita. I temi principali sono gli interrogativi filosofici, calati nella quotidianità grazie anche al correlativo oggettivo.
La raccolta Le occasioni (esce per Einaudi nel 1939) richiama già nel titolo quei momenti della vita in cui si assiste a un’epifania. La struttura è in quattro sezioni. La seconda, Mottetti, è un canzoniere in miniatura, tutto dedicato a Clizia (Irma Brandeis), la quale è emblema del desiderio umano. Rispetto alla raccolta precedente, assume maggior rilievo il contorno storico. Lo stile poi è più elevato e raffinato, a discapito della struttura che spesso è oscura. Il vocabolario è ampio e ci sono incursioni del dialetto. Lo scopo di queste scelte è far emergere le dissonanze presenti nel reale.
La bufera e altro è una raccolta del dopoguerra (1956) ed è composita: tratta della guerra e di due donne antitetiche. È presente una storia d’amore fra il poeta e una donna angelo, che è Clizia, cioè la Brandeis, e la Volpe, Maria Luisa Spaziani, che ha caratteri di spiccata sensualità. Il dissidio del tema e del reale conduce ancora una volta a una dissonanza di suoni.
L’ultima stagione vede l’avvento della poesia «in pigiama», come la definì Montale stesso. Intendeva cioè una poesia più rilassata e di vecchia. In Satura (1971) tratta di temi soggettivi e di critica dei vizi della società. L’ironia e il carattere autobiografico rivelano uno stile disinvolto. Nella sezione Xenia ricorda la moglie, Drusilla Tanzi, da poco scomparsa.
Lo stile poetico
La lingua di Montale ha delle escursioni di registro molto spiccate, nel perfetto stile dantesco. Si passa dalla lirica pura al grottesco, dal tragico al comico. Il critico Pier Vincenzo Menegaldo ha infatti affermato che solamente Dante riuscì prima di lui a giungere a tale segno. Il rapporto con la tradizione è, come già detto, “bifronte”: ora la richiama e vi si ispira, ora tende a innovare.